Essere presenti

Essere presenti è il primo principio che ho affrontato approcciandomi allo shiatsu.

Stringendo alla grande il senso sarebbe: essere presenti come operatori durante un trattamento, cioè essere in tono fisicamente, cioè pronti all’azione. Ma è anche molto altro.

Ragionare su cosa significhi essere presenti ha caratterizzato prima il mio percorso di studio dello shiatsu e poi la mia pratica…in realtà ha finito per riguardare e mettere in discussione un po’ tutto quanto. A volte attraversiamo momenti della giornata con il pilota automatico, o distratti da pensieri che non hanno attinenza con quanto stiamo facendo…pensieri sul prima, o sul dopo, ma non su ciò che sta accadendo nel momento in cui siamo. Ricordarsi il principio “sii presente” è una pratica utile in tutti gli ambiti. Beh, stiamo parlando ovviamente di un tentativo, cioè un obiettivo al quale tendere, non ho detto che ci riesco sempre. Ogni tanto mi fermo, mi chiedo se ci sono o dove sono e se necessario provo a riportarmi nel momento presente.

Per esempio, mentre sto scrivendo il mio cane sta attentando alle mie costole, e penso al fatto che non l’ho fatto giocare o non gli ho fatto fare qualsiasi cosa stia tentando di chiedermi prendendomi a musate1. Inoltre c’è un altro schermo, oltre a quello da cui scrivo, da dove Jessica Fletcher si interroga sul perchè un barbone indossasse una scarpa sola, penso che tra poco devo andare a prendere un pezzo di legna da inserire nella stufa. E poi ho il telefono sul tavolo vicino a me e sapete come sono i telefoni, suonano, si illuminano, vibrano, e quando stanno per troppo tempo zitti e fermi ci viene comunque voglia di pigiarci sopra per vedere…qualcosa.

“(…) Nella nostra civiltà è rara la concentrazione. Anzi, la nostra civiltà conduce ad un modo di vivere assolutamente privo di concentrazione. Si fanno molte cose alla volta: si legge, si ascolta la radio, si chiacchiera, si fuma, si mangia, si beve. Siamo i consumatori con la bocca aperta, pronti e disposti a inghiottire qualsiasi cosa: quadri, liquori, esperienza. Questa mancanza di concentrazione trapela chiaramente dalla nostra difficoltà di rimanere da soli con noi stessi. Sedere in silenzio senza bere, leggere o fumare è impossibile per la maggior parte delle persone.”2

Mi è stato insegnato a prendermi il tempo necessario prima di iniziare un trattamento. Necessario per fermarsi a non pensare. Non pensare a cosa è successo prima, e a cosa succederà dopo.

Si rimane in ascolto della persona che è sdraiata o seduta a fianco a noi.

Credo sia per questo che percepisco il tempo di un trattamento in maniera completamente differente dal tempo normale, la centralità mi fa percepire che sia passato un minuto quando in realtà è passata un’ora.

1Io seguo attentamente questo formidabile metodo educativo di mia invenzione: qualsiasi cosa voglia il mio cane io gliela do.

2E. Fromm, L’arte di amare, Il Saggiatore 1956

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